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News febbraio 2009

Iniziative della Santa Sede per l’Anno Internazionale dell’Astronomia

L’Anno dell’Astronomia rappresenta per la Santa Sede un’importante occasione di approfondimento e di dialogo. Diversi dicasteri vaticani, a vario titolo e con diverso grado di coinvolgimento, sono all’origine di manifestazioni, iniziative, e progetti che hanno come oggetto l’astronomia e la figura di Galileo.
Esiste un vincolo stretto tra la contemplazione del cielo stellato e la religione. In quasi tutte le culture e civiltà, l’osservazione del cielo è impregnata di un senso profondamente religioso. Nei movimenti dei pianeti e nell’ordinata rotazione della volta celeste gli uomini hanno cercato risposta ai loro più profondi interrogativi. Anche la Bibbia conserva le tracce di questa antica sapienza, che sottolinea la forza creativa di Dio, dalle prime pagine della Genesi all’adorazione dei Magi, passando per l’avventura personale di Abramo, che vedeva nelle stelle del cielo il pegno sicuro della promessa divina.
Nella storia della Chiesa, l’astronomia ha avuto anche un ruolo privilegiato. Come parte del Quadrivium, le arti liberali che precedevano lo studio della filosofia e la teologia, l’astronomia fu introdotta nel curriculum ecclesiastico da Gerberto d’Aurillac, papa e astronomo, a cavallo dell’anno mille. Ma Silvestro II non è l’unico Papa che si è occupato di Astronomia: come ricordato da Benedetto XVI all’Angelus del 21 dicembre – solstizio d’inverno – anche Gregorio XIII, sostenitore della riforma del calendario che porta il suo nome, e papa S. Pio X, che sapeva fabbricare orologi solari, sono stati cultori di astronomia. A testimonianza di questo interesse, ci sono le meridiane nelle Chiese, una delle quali, ricordava sempre Benedetto XVI, è la stessa piazza san Pietro e, soprattutto, c’è l’Osservatorio Astronomico Vaticano, conosciuto come Specola Vaticana, erede dell’osservatorio del Collegio Romano, affidato alla Compagnia di Gesù. E sempre Papa Benedetto XVI, all’inizio dell’anno dell’astronomia, nella festività dell’Epifania ha ricordato il sorgere ai nostri tempi di una nuova visione cosmologica proprio “grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali – sulle orme di Galileo – non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità”.
L’anno dell’astronomia, indetto dalle Nazioni Unite per commemorare i 400 anni delle prime scoperte astronomiche, vede Galileo come protagonista. Galileo è stato il primo uomo che ha puntato un telescopio verso il cielo, provando un senso di meraviglia nuova. Egli ha aperto per l’umanità un mondo finora poco sconosciuto, allargando i confini della nostra conoscenza e costringendoci a rileggere il libro della natura sotto una nuova luce. La Chiesa desidera, dunque, onorare la figura di Galileo, geniale innovatore e figlio della Chiesa.
I tempi sono ormai maturi per una nuova considerazione della figura di Galileo e dell’intero Caso Galilei. Va ricordato però che la Chiesa vive quest’anno dell’astronomia con la consapevolezza di aver già compiuto in proposito un lungo cammino di riflessione. Già il Concilio Vaticano II, in esplicito riferimento a Galileo, aveva deplorato “certi atteggiamenti mentali, che talvolta non sono mancati nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza” (Gaudium et spes, 36). Posteriormente, Giovanni Paolo II istituì nel 1981 una Commissione per riesaminare a fondo il Caso Galileo e rimuovere gli ostacoli che questo caso poneva per un sereno confronto tra la scienza e la fede. La Commissione, guidata nella sua ultima tappa dal Cardinale Paul Poupard, ebbe il coraggio di riconoscere gli errori dei giudici di Galileo, i quali, “incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria, credettero, indubbiamente a torto, che l’accettazione della rivoluzione copernicana, peraltro non ancora definitivamente provata, fosse di natura tale da far vacillare la tradizione cattolica e che, pertanto, fosse loro dovere proibirne l’insegnamento”. Questo “errore soggettivo di giudizio”, a causa del quale Galileo ebbe molto a soffrire, fu riconosciuto senza mezzi termini nella Seduta Pubblica davanti al Corpo Diplomatico e ai Membri della Pontificia Accademia delle Scienze.
Oggi, in un clima più sereno, possiamo finalmente guardare alla figura di Galileo e riconoscervi il credente che tentò, nel contesto del suo tempo, di conciliare i risultati delle sue ricerche scientifiche con i contenuti della fede cristiana. Per questo, Galileo merita tutto il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine.

© Libreria Editrice Vaticana

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