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Schiaparelli e il telescopio con cui studiò Marte

Era il 1860, quando Giovanni Virginio Schiaparelli tornava in Italia e veniva nominato secondo astronomo dell’Osservatorio Astronomico di Brera, a Milano. Dopo la laurea in ingegneria nel 1854, aveva trascorso diversi anni all’estero, prima  all’Osservatorio di Berlino, poi all’Osservatorio Imperiale russo di Pulkovo, San Pietroburgo, per studiare e perfezionarsi in astronomia, la sua vera passione scientifica.

Passione che lo portò, a soli due anni dalla nomina all’Osservatorio di Brera, a diventarne anche direttore. Quindici anni dopo, nel 1877, dopo essersi occupato di meteore e comete – attività che lo portò a pubblicare nel 1867 Note e riflessioni intorno alla teoria astronomica delle stelle cadenti – cominciava le proprie ricerche sul pianeta Marte, di cui individuerà e studierà i famosi canali e – che portarono pubblico e scienziati a credere che sul pianeta vi fosse acqua e vita – e le loro origini.

Studi che perfezionerà grazie al telescopio Merz – Repsold, grande e potente strumento – lungo 8 metri e pesante 8 tonnellate – per l’epoca tecnologicamente avanzatissimo, ottenuto per il proprio osservatorio grazie alla volontà di Quintino Sella, che aveva appoggiato il suo progetto al Parlamento italiano. Proprio grazie a questo telescopio Schiaparelli riuscirà a vedere, studiare e descrivere particolari di Marte che fino ad allora non era stato possibile conoscere.

Sui propri studi Schiaparelli scriverà e pubblicherà tre libri, che colpirono l’immaginazione dei non addetti ai lavori e dei giornalisti e scrittori dell’epoca: Il pianeta Marte nel 1893; La vita sul pianeta Marte nel 1895; Il pianeta Marte nel 1909. In questi giorni è stato terminato il lungo e complesso restauro del telescopio Merz – Repsold con cui Schiaparelli scrisse importanti pagine di storia della scienza e dell’astronomia. Il telescopio sarà esposto a Milano al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, via San Vittore. Immagini: cortesia Wikipedia.

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