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Papa Francesco: sfruttare il lavoro è ingiustizia e peccato mortale

Papa Francesco

Papa Francesco

“L’ingiustizia di sfruttare il lavoro è peccato mortale e questo non lo dico io, lo dice Gesù!”. Queste le parole del Santo Padre

Il Pontefice giovedì 24 maggio 2018, durante la messa mattutina a Santa Marta, ha condannato nuovamente e duramente l’odierna società, che pensa solo alla ricchezza e alle attività finanziarie. Sacrificando i lavoratori in nome dell’efficienza e del profitto. Più volte il Santo Padre nel proprio Magistero si è schierato in difesa del lavoro e dei lavoratori. Ad esempio contro il lavoro nero e il precariato, a dicembre dello scorso anno. A giugno, quando ha ricordato la necessità di una imprenditoria socialmente responsabile. O nel marzo dello scorso anno, quando ha parlato anche in difesa dei dipendenti Sky – e delle loro famiglie – coinvolti nelle procedure di trasferimenti e di licenziamenti.

Nell’omelia di giovedì Papa Francesco ha stigmatizzato i capitalisti e imprenditori senza etica. Ricordando che come accaduto troppo spesso nella storia dell’economia, “anche oggi per salvare i grandi capitali si lascia la gente senza lavoro”. E rivolgendosi a coloro che sfruttano i lavoratori, ha affermato: “Guai a voi che sfruttate la gente, che sfruttate il lavoro, che pagate in nero, che non pagate il contributo per la pensione, che non date le vacanze”. Datori di lavoro e manager che commettono illegittimità e illegalità di questo tipo, ha spiegato il Pontefice, non sono “in grazia di Dio”.

Un monito ai ricchi senza etica, leggi, scrupoli

La celebrazione di giovedì scorso era particolarmente dedicata dal Papa al “nobile popolo cinese”, nella ricorrenza di Maria Ausiliatrice, e nel giorno in cui “a Shanghai si celebra la festa della Madonna di Sheshan, di Maria Ausiliatrice”. La prima lettura era la lettera di Giacomo 5, 1-6. Il testo, ha spiegato il Santo Padre, “parla delle ricchezze, di come un cristiano deve agire davanti alle ricchezze o con le ricchezze”. L’apostolo “non usa mezze parole, dice le cose con forza”, esclamando: «Ora a voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle terme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!».

Il testo di Giacomo è “molto forte, molto forte e pure duro”. Del resto “Gesù non aveva detto di meno” quando “nella prima invettiva dopo le Beatitudini nella versione di Luca” affermava «Guai a voi ricchi!» Quindi è giusto e doveroso proclamare «guai a voi ricchi!» quando non c’è il rispetto delle persone e delle leggi. Consapevoli però,  ha spiegato il Pontefice, che “se uno oggi facesse una predica così sui giornali, il giorno dopo”, si direbbe che “quel prete è comunista!”. Ma combattere le ingiustizie sociali e verso il lavoro, ha spiegato Papa Francesco, non è un atteggiamento da comunisti o da sindacalisti: è connaturato al Vangelo, all’insegnamento di Gesù.

Il male di una ricchezza che diventa idolatria del denaro

Perché “la povertà è al centro del Vangelo”, e “la predica sulla povertà è al centro della predica di Gesù”.  Lo vediamo già dalle Beatitudini: la prima è appunto «beati i poveri».  Per il Santo Padre è questa “la carta d’identità, la carta identitaria con la quale si presenta Gesù quando torna al suo villaggio, a Nazareth, nella sinagoga”. Quando Cristo afferma «lo Spirito è su di me, sono stato inviato ad annunciare il Vangelo, la Buona Novella, ai poveri, il lieto annunzio ai poveri». Purtroppo, ha spiegato il Pontefice c’è sempre stata una sorta di paura, di “debolezza di cercare di togliere questa predica sulla povertà credendo che è una cosa sociale, politica. No! È Vangelo puro, è Vangelo puro”.

Dobbiamo quindi chiederci “perché questa predica così dura contro le ricchezze”, perché quel «guai a voi ricchi!» di Gesù. In realtà la ricchezza non è necessariamente un male, ma “un dono di Dio”. Il male sono invece “i ricchi, quelli che sono attaccati ai soldi”, puniti da Dio come spiega la lettera di Giacomo. Perché, ha spiegato Papa Francesco, “le ricchezze sono un’idolatria”, e “Gesù stesso dice che non si può servire due signori: o tu servi Dio o tu servi le ricchezze”. Per il Santo Padre dobbiamo quindi chiederci: “sei fedele a Dio o sei fedele a quest’altro signore?”, ovvero al denaro.

Però la ricchezza “ti prende e non ti lascia e va contro il primo comandamento”, indebolisce la fede, perché “è un’idolatria”. Papa Francesco ha citato come esempio “un missionario che, quando parlava di queste cose, diceva nella predica: «Tutti gli idoli sono di oro». Esemplificando in modo esagerato, il missionario spiegava “la seduzione delle ricchezze, l’idolatria”. Di cui ci parla l’Antico Testamento, “quando Mosè era nel Sinai per ricevere la Legge di Dio”, e il suo popola aveva creato “un vitello d’oro per adorarla”.

Quando la ricchezza danneggia il rapporto con Dio e tra le persone

Il Santo Padre ha spiegato anche che “le ricchezze danno sicurezze”, e possono essere psicologicamente più rassicuranti di un “Dio che non si sa cosa farà domani. Oggi parla, domani è zitto, sta zitto e non sappiamo come è Dio con noi”. In questo modo però le ricchezze diventano esse stesse un dio rassicurante, più semplice da trovare, e che ci consente di  “vivere tranquilli”. Ecco perché “Gesù, e anche Giacomo, castiga le ricchezze, perché sono un’idolatria e si capisce che indica le persone che sono attaccate alle ricchezze, che si lasciano dominare da loro”. Danneggiando la fede e il rapporto con Dio.

Ma la ricchezza egoistica, ha spiegato il Pontefice, può distruggere pure “il rapporto armonioso fra noi uomini”, violando “il secondo comandamento”. Ne parla la stessa lettera di Giacomo quando rivolgendosi ai ricchi afferma: «Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre». Una frase, ha sottolineato Papa Francesco, che ad alcuni può sembrare non dell’apostolo Giacomo, ma di un odierno sindacalista. Invece “è l’apostolo Giacomo che parla sotto l’ispirazione dello Spirito Santo”, due millenni fa.

Il Pontefice ha citato un brano della lettera, che ammonisce coloro che sfruttano il lavoro: «Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte all’orecchio del Signore onnipotenti». Proprio questa ingiustizia, “distrugge l’armonia, il rapporto fra noi fratelli, va contro il secondo comandamento”. E per tale ragione “le ricchezze rovinano la vita, rovinano l’anima”.

L’edonismo e l’egoismo di coloro che sfruttano il lavoro

“Essere attaccato alle ricchezze” in questo modo, sfruttando gli altri, è sbagliato. Il Santo Padre ha ricordato la parabola del ricco e del povero Lazzaro. “Quel ricco – ha affermato – si dava alla buona vita, feste, buona vita, vesti lussuose, e lì c’era uno che non aveva nulla; erano i cani a leccare le ferite di quel pover’uomo”. Ma «al ricco non interessava; sapeva chi era lui, si vede nella parabola del Vangelo, ma era lì con i suoi amici, festeggiava, attaccato alle feste, alle ricchezze”. In questi modi “le ricchezze ci portano via dall’armonia con i fratelli, dall’amore al prossimo, ci fanno egoisti”. Anche il profeta Isaia ammoniva contro tali comportamenti: “Giustizia, questo è il sacrificio che io voglio, giustizia con i vostri servi”, affermava parlando del giusto rapporto che dobbiamo avere con Dio e con la fede realmente praticata.

Frasi ad oggi attuali, ha sottolineato Papa Francesco, quando vediamo che “anche qui, in Italia, per salvare i grandi capitali si lascia la gente senza lavoro”. Andando così “contro il secondo comandamento”. E ai colpevoli di tali comportamenti per il Papa è necessario dire: “guai a voi!”. Prendendo le parole di Gesù stesso. “guai a voi – ha affermato il Pontefice – che sfruttate la gente, che sfruttate il lavoro, che pagate in nero, che non pagate il contributo per la pensione, che non date le vacanze. Guai a voi!”. Perché “fare sconti, fare truffe su quello che si deve pagare, sullo stipendio, è peccato, è peccato”.

E una fede esteriore, apparente, non salva. Per il Santo Padre giustamente ha poco valore dire “padre, io vado a messa tutte le domeniche e vado a quell’associazione cattolica e sono molto cattolico e faccio la novena di questo”, quando non si paga il lavoro e lo si sfrutta. “Questa ingiustizia – ha ammonito Papa Francesco – è peccato mortale, non sei in grazia di Dio: non lo dico io, lo dice Gesù, lo dice l’apostolo Giacomo”. E per questa ragione, a causa di tali comportamenti, «le ricchezze ti allontanano dal secondo comandamento, dall’amore al prossimo”.

La seduzione delle ricchezze e l’egoismo portano alla schiavitù

Questo è il modo in cui “le ricchezze ci allontanano dal primo comandamento, come quell’uomo ricco che soltanto pensava ad allargare i suoi magazzini perché aveva tante cose e non sapeva dove metterle”. Allo stesso tempo “ci allontanano dal secondo comandamento, come il ricco: feste tutti i giorni, ma non si interessava di quelli che erano fuori o come quelli che non pagano il giusto”. L’ingiustizia sociale e l’idolatria del denaro sono anche causa della perdita della libertà. Perché “le ricchezze hanno una capacità di sedurre tale che ci convertono in schiavi”. Così, ha spiegato il Pontefice  «tu non sei libero davanti alle ricchezze; tu per essere libero davanti alle ricchezze devi prendere distanza e pregare il Signore”. Perché Dio ci da la ricchezza “per darla agli altri, per fare a nome suo tante cose di bene per gli altri”.

Ma la ricchezza può sedurre le persone e in questa seduzione cadono i ricchi, diventando “schiavi delle ricchezze”. Nella celebrazione a Santa Marta Il Santo Padre ha chiesto anche “un po’ più di preghiera e un po’ più di penitenza ma non per i poveri, per i ricchi”. Però “per i ricchi che non sono liberi, per i ricchi schiavi, perché il ricco libero è generoso, sa che le ricchezze le ha date Dio per dare agli altri e questo è un grande”. Mentre “i ricchi schiavi, quelli che hanno fino a qui e domani vogliono più e più e più e pagano il prezzo anche di sfruttare il prossimo e pagano il prezzo anche di adorare un idolo, sono schiavi”. Link Omelia, sito Vaticano

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