Il Direttore della Specola Vaticana, in un articolo su L’Osservatore Romano del 27 novembre, anticipa il prossimo “Anno internazionale dell’Astronomia”, dedicato a Galileo Galilei, e ne trae un’opportunità per parlare dell’importanza dello scienziato pisano, e del significato e degli scopi dell’astronomia, per gli scienziati come per gli uomini comuni.
«Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse» afferma, citando “Il piccolo principe” di De Saint-Exupéry «per alcuni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi», problemi “che chiedono una risposta impegnativa, ragionevole, scientifica”.
Lo studio dell’astronomia, spiega “ha avuto un ruolo di rilievo in quasi tutte le culture, ispirando le domande più profonde dell’uomo” e la stessa “Chiesa ha sempre compreso l’importanza di questa scienza, incoraggiandola e promuovendola”.
Basti pensare ad esempio al gesuita Buenaventura Suárez, che “era stato in grado di allestire un vero e proprio osservatorio astronomico nel mezzo della foresta tropicale”, e “con strumenti che si era fatto portare dall’Europa e altre apparecchiature costruite grazie all’aiuto dei guaraní” era riuscito “a compiere osservazioni e costruire delle tabelle astronomiche”.
Funes si chiede poi quale sia “la posizione della Chiesa in relazione al caso Galileo”.
Consapevole di non poter “rispondere da esperto, né da persona neutrale”, e della “complessità di questo argomento”, che “impedisce probabilmente di arrivare a conclusioni chiare e distinte”, crede che “il caso Galileo non si potrà mai chiudere in un modo soddisfacente tutti”, ma che certamente “l’umanità e la Chiesa debbano essergli riconoscenti per il suo impegno a favore del copernicanesimo e della Chiesa stessa”.
Tra gli elementi fondamentali del passato conflitto tra Galileo e la Chiesa, vede certamente “l’ermeneutica biblica”, e un aspetto pastorale, e conclude constatando che “forse non ci sarebbe stato Galileo senza la Chiesa cattolica. E forse non ci sarebbe stata una Specola Vaticana senza Galileo”.
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