Un team di scienziati della Brown University, della Carnegie Institution for Science e della Case Western Reserve University, sono arrivati a questa conclusione studiando campioni di rocce prelevati dalla missione Apollo 17. Una scoperta pubblicata nei giorni scorsi su Science.
Dalle analisi sulle “inclusioni” di acqua e vapore acqueo intrappolate nei cristalli all’interno delle pietre, e in base alle proiezioni successivamente elaborate, sembrerebbe che il nostro satellite potrebbe avere riserve d’acqua anche cento volte maggiori di quanto prima era stato calcolato.
Come ha spiegato James Van Orman, uno dei ricercatori coinvolti nello studio, “contrariamente alla maggior parte dei depositi vulcanici, queste inclusioni erano incapsulate in cristalli che hanno prevenuto la fuga dell’acqua e delle altre sostanze volatili durante l’eruzione. Questi campioni forniscono – quindi – la migliore finestra possibile per valutare la quantità di acqua presente nell’interno della Luna”.
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