Fisico e teologo, John Polkinghorne rappresenta sicuramente (cfr. SRM) uno dei più noti e importanti esempi di come la religiosità e la ricerca scientifica possano non solamente convivere nell’esistenza di una persona, ma possano anche equilibrarsi e armonizzarsi tra loro.
A lui hanno dedicato un recente libro Dean Nelson e Karl Giberson: Quantum Leap.
In una intervista, lo stesso Nelson, docente di giornalismo presso la Point Loma Nazarene University, spiega come nel confronto tra credenti e scienziati atei o agnostici, spesso “sembra che le persone ai due estremi intellettuali della questione siano spaventati gli uni dagli altri”. Così, mentre i primi “sembrano pensare che se credono in una teoria scientifica dell’evoluzione per ciò stesso non possono poi credere nel messaggio della Bibbia su di un Dio d’amore”, per gli altri sembra invece “che il credere in un Dio d’amore” porti poi inevitabilmente “a guardare la Bibbia come se fosse un libro storicamente preciso, e a non poter credere nell’evidenza scientifica”.
Nella realtà, persone come Polkinghorne possono “insegnarci che la scienza e la fede”, anzichè “escludersi l’un l’altra”, possono reciprocamente completarsi.
Confronta:
- Le goffe contraddizioni dello scientismo, da L’Osservatore Romano
- John Polkinghorne: perché la scienza non può rispondere a tutte le domande
- God and Physics
Link U-T San Diego
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