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Licenziamento: un anniversario che non vorrei celebrare

Preferirei non parlare di nuovo del mio Licenziamento, subìto * da Sky nel 2005

E siamo arrivati all’ “anniversario”: oggi sono tredici anni dal mio licenziamento illegittimo e immotivato voluto da Sky nel luglio del 2005. Ho già anticipato – su queste pagine sui social network – la necessità purtroppo di continuare a parlarne dopo tutto questo tempo. Principalmente per poter tutelare la mia dignità, professionalità e onorabilità, come persona e come lavoratore. Purtroppo ancora oggi sul web, social e altrove, si leggono o si sentono storie inadeguate o scorrette della mia vicenda. E continuano a girare gossip illegittimi e inaccettabili, sul licenziamento e sul sottoscritto. Lo spiego nel testo sottostante, che riprende per ragioni di poco tempo un articolo di circa un mese fa. Ne parleremo invece meglio tra stasera e domani mattina. Spero di non annoiarvi.

* L’accento di subìto è di quelli definiti dall’Accademia della Crusca come facoltativi.

Tra meno di trenta giorni sarà un nuovo “anniversario” del mio licenziamento illegittimo e immotivato da Sky nel 2005.

Preferirei non ricordarlo, e non parlarne oltre. Però a quanto pare non posso farlo, nonostante siano trascorsi 13 anni, e abbia dovuto affrontare tre Gradi di Giudizio fino alla Corte di Cassazione. Sky infatti ha fatto ricorso prima in Appello – perso nel 2012 – poi anche alla Suprema Corte – perso definitivamente nel 2016 -. Ogni volta, come alcuni dei nostri lettori sanno, grazie alla Giustizia Italiana ho avuto il globale riconoscimento delle mie ragioni, con Sentenza favorevole. E la disconferma anche di ricostruzioni del presunto fatto, portate da Sky come pretesto per il licenziamento stesso.
 
Purtroppo ad oggi anche tre Sentenze da tre Tribunali, dal Primo Grado, all’Appello, alla Suprema Corte, ad alcuni sembra non siano sufficienti. Ad esempio non sono sufficienti per smetterla di fare gossip sul sottoscritto e sulla presunta vicenda. Compresa la presunta spallata descritta da Sky, questione che gli stessi Tribunali hanno valutato e definito non credibile, e che comunque, hanno statuito i Giudici, non sarebbe stata ragione sufficiente per estromettere un lavoratore in quel modo.
 
Per tutelare quindi la mia onorabilità, professionalità e dignità, sono costretto a scriverne nuovamente. Anche a causa del modo scorretto o inadeguato in cui ne hanno parlato alcuni – pochi – degli oltre 500 giornali, blog giuridici, siti web specializzati e non. Non sufficientemente informati, o solo superficiali ? In ogni caso, spiegherò pure tale questione in queste prossime settimane, attraverso una campagna informativa. Per tante ragioni è necessario, doveroso e utile farlo. Però ne avrei fatto volentieri a meno. Paolo Centofanti, direttore SRM – Fede Ragione.

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