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Anselmo di Aosta: il Santo della fede e della ragione

Anselmo di Aosta Canterbury

Un filosofo e teologo che ha segnato la storia del pensiero cristiano, tra ragione e fede.

Nato nel 1033 ad Aosta, Anselmo, noto anche come Anselmo di Canterbury o Anselmo del Bec, è stato uno dei più grandi pensatori cristiani del Medioevo. Formatosi inizialmente nella sua terra natale, intraprese un percorso intellettuale e spirituale che lo condusse nel monastero benedettino di Bec, in Normandia. Qui, sotto la guida di Lanfranco di Pavia, approfondì i suoi studi di filosofia e teologia, diventando priore nel 1063 e abate nel 1078.

Nel 1093, Anselmo fu nominato arcivescovo di Canterbury, una carica che ricoprì con grande impegno pastorale, nonostante le tensioni con i re inglesi per questioni legate alla libertà della Chiesa. Morì il 21 aprile 1109 a Canterbury, dove è sepolto nella cattedrale.

Il pensiero di Anselmo: fede e ragione in armonia

Anselmo è noto per il suo motto “Fides quaerens intellectum” (la fede che cerca l’intelletto), che riassume il cuore del suo pensiero. Per lui, la fede non era un ostacolo alla ragione, ma il punto di partenza per una comprensione più profonda della verità divina.

La sua famosa prova ontologica dell’esistenza di Dio, esposta nel Proslogion, rappresenta uno dei contributi più importanti alla filosofia medievale. Secondo Anselmo, il concetto di Dio come “l’essere di cui non si può pensare nulla di maggiore” implica necessariamente la sua esistenza. Questa prova ha influenzato profondamente il pensiero filosofico e teologico successivo, ricevendo critiche e apprezzamenti da filosofi come Tommaso d’Aquino, Cartesio e Kant.

Papa San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Fides et ratio (1998), ha descritto la prova ontologica di Anselmo come un modello di complementarità tra fede e ragione: «La fede chiede che il suo oggetto venga compreso con l’aiuto della ragione; la ragione, al culmine della sua ricerca, ammette come necessario ciò che la fede presenta.»

Contributi filosofici e teologici

Anselmo fu profondamente influenzato da pensatori come Agostino d’Ippona, Aristotele e Platone. Il suo approccio combinava la logica rigorosa con una fede profonda, ponendo le basi per la scolastica medievale. Tra le sue opere principali si ricordano:

  • Monologion: un’analisi razionale della natura di Dio.
  • Proslogion: in cui sviluppa la prova ontologica.
  • Cur Deus Homo: una riflessione sulla necessità dell’incarnazione di Cristo per la redenzione dell’umanità.

Eredità spirituale e intellettuale

L’influenza di Anselmo non si limita al Medioevo. Nel 1909, Papa Pio X lo celebrò nell’enciclica Communium Rerum, in occasione dell’ottavo centenario della sua morte. Questa enciclica promosse il culto del santo e sottolineò la rilevanza del suo pensiero per la Chiesa.

La sua armonizzazione tra fede e ragione continua a ispirare filosofi e teologi contemporanei, rendendolo una figura centrale nel dialogo tra scienza e religione.

Anselmo d’Aosta rappresenta un ponte tra la filosofia classica e la teologia cristiana, unendo ragione e fede in un equilibrio straordinario. La sua vita e le sue opere ci invitano a riflettere sull’importanza di cercare la verità con mente aperta e cuore fiducioso.

Come disse San Giovanni Paolo II: «L’armonia fondamentale della conoscenza filosofica e della conoscenza di fede è ancora una volta confermata.» A oltre nove secoli dalla sua morte, Anselmo continua a parlare al mondo moderno, ricordandoci che fede e ragione non sono opposte, ma parti complementari di un’unica ricerca della verità.

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