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Papa Francesco, la fine di un pontificato che ha segnato il dialogo tra fede, scienza e società

Papa Francesco Piazza San Pietro

Il pontefice gesuita scompare il 21 aprile 2025 : dodici anni di magistero tra riforma, misericordia e sfide del mondo contemporaneo

Dodici anni di pontificato tra misericordia, riforma e confronto con le sfide globali: l’eredità intellettuale e spirituale di Papa Francesco resta viva nel dialogo tra fede, scienza e cultura.

Con la morte di Papa Francesco, avvenuta ieri, Lunedì 21 aprile 2025, si chiude una delle stagioni più intense e complesse della storia recente della Chiesa cattolica. Jorge Mario Bergoglio, primo papa latinoamericano e primo gesuita sul soglio di Pietro, ha guidato la Chiesa per oltre dodici anni, lasciando un’impronta profonda sia all’interno dell’istituzione ecclesiale sia nel più ampio contesto culturale, sociale e scientifico globale.

Il suo pontificato, iniziato il 13 marzo 2013, si è distinto per la volontà di dare forma a una “Chiesa in uscita”, capace di abitare le periferie esistenziali dell’umanità. Il tratto distintivo della sua azione pastorale è stato il primato della misericordia: un richiamo costante a riscoprire la dimensione della tenerezza di Dio, ma anche a rileggere i segni dei tempi con sguardo evangelico. Non si è trattato soltanto di uno stile personale, ma di un’autentica ermeneutica spirituale e teologica che ha attraversato l’intero suo magistero.

Il dialogo con la scienza e la cultura contemporanea

Papa Francesco ha ereditato dal Concilio Vaticano II e dai suoi predecessori una visione positiva del dialogo tra fede e ragione, e ha cercato di incarnarla in modo concreto, soprattutto in rapporto alle sfide del nostro tempo. La sua enciclica Laudato si’ ha rappresentato una svolta nella riflessione teologica sulla questione ecologica, mettendo in dialogo la teologia della creazione con le analisi delle scienze ambientali e climatiche. L’enciclica è stata accolta con grande attenzione anche in ambito laico e accademico, divenendo un testo di riferimento nei dibattiti internazionali su ambiente, sviluppo sostenibile e giustizia intergenerazionale.

Con Fratelli tutti, Francesco ha allargato ulteriormente lo sguardo, offrendo una visione di fraternità universale fondata su una antropologia relazionale e solidale, in grado di incontrare anche le prospettive della filosofia, delle scienze sociali, dell’economia civile.

Ha sostenuto con forza il lavoro della Pontificia Accademia delle Scienze, incoraggiando un confronto franco e costruttivo tra saperi scientifici e riflessione teologica. Ha promosso l’apertura verso temi di grande rilievo come l’intelligenza artificiale, il transumanesimo, la biotecnologia e le neuroscienze, chiedendo sempre che i progressi scientifici siano orientati al bene comune, al rispetto della dignità umana e alla custodia del creato.

Tra riforma e continuità

Il pontificato di Papa Francesco è stato anche un tempo di riforma. Dalla ristrutturazione della Curia romana alla revisione delle finanze vaticane, fino al cammino sinodale come metodo di discernimento ecclesiale, Francesco ha cercato di rispondere alle esigenze di trasparenza, corresponsabilità e rinnovamento.

Non sono mancati momenti di tensione e resistenze, soprattutto sul fronte della morale familiare, della sinodalità, del ruolo della donna nella Chiesa. Tuttavia, il pontefice ha mantenuto con coerenza l’orientamento di una Chiesa che accompagna, che ascolta e che si lascia interrogare dalla storia.

La sua riflessione teologica, espressa più nei gesti e nei documenti pastorali che nei trattati sistematici, è stata caratterizzata da una forte attenzione al discernimento, all’inculturazione del Vangelo, all’importanza del tempo superiore allo spazio.

Un’eredità viva

L’eredità di Papa Francesco non è riconducibile a un singolo documento o a una riforma istituzionale, ma a una visione integrale della missione della Chiesa nel mondo. Il suo modo di pensare e vivere la fede ha proposto un modello pastorale dialogico, capace di parlare a credenti e non credenti, a scienziati e teologi, a giovani e adulti, a chi è vicino e a chi si sente lontano.

La sua morte rappresenta una perdita enorme, ma anche un momento di memoria e rilancio: il suo magistero sarà oggetto di studio nei prossimi decenni, in ambito teologico, filosofico, sociale e scientifico. La sua voce ha lasciato un segno profondo nel modo di intendere il rapporto tra scienza e fede, non come opposizione, ma come ricerca comune di verità, giustizia e speranza.

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