L’8 e 9 maggio 2025, studiosi ed esperti si sono confrontati sulle implicazioni etiche e filosofiche dell’IA applicata alla medicina.
Il workshop “Argomentazione morale e biomedicina nell’era dell’AI”, svoltosi all’Università di Torino l’8-9 maggio 2025, ha esplorato le sfide etiche dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina, con filosofi, medici ed esperti a confronto.
L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente il mondo della medicina e della biotecnologia, ponendo interrogativi cruciali sul piano etico e filosofico. Proprio su questi temi si è concentrato il workshop “Argomentazione morale e biomedicina nell’era dell’AI”, che si è svolto l’8 e 9 maggio 2025 presso l’Università di Torino.
L’evento, promosso dal Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’ateneo torinese, in collaborazione con il Centro Studi per la Ricerca Umanistica (CeStRiUm) e il centro di ricerca ERATO (Ethical Research Center on Anthropology and Technology), ha riunito filosofi, bioeticisti, medici, giuristi e scienziati per riflettere in maniera interdisciplinare sulle sfide poste dall’uso crescente dell’IA nei contesti clinici e decisionali.
Il workshop ha ricevuto il patrocinio della Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura e dell’ente Forma Ecclesia ETS, segnando un importante momento di dialogo tra competenze accademiche e responsabilità pubbliche.
Tre sessioni per un confronto aperto
Il programma si è articolato in tre ampie sessioni tematiche, ciascuna orientata a un diverso aspetto del rapporto tra argomentazione morale e biomedicina nel contesto dell’intelligenza artificiale.
Nella prima sessione, intitolata “Argomentazione e ambito morale: una prospettiva filosofica”, i relatori hanno affrontato questioni di fondo sull’uso dell’argomentazione in ambito etico. Christoph Lumer (Università di Siena) ha proposto una riflessione su come costruire argomentazioni etiche valide in contesti automatizzati, mentre Gustavo Cevolani (IMT Alti Studi Lucca) ha analizzato le distorsioni cognitive che possono emergere quando si prendono decisioni morali con il supporto di sistemi intelligenti.
La seconda sessione, “Argomentazione e biomedicina: tra algoritmi e pratica comunicativa”, ha invece fatto emergere la complessità dell’uso dell’IA nelle pratiche cliniche. Dario Sacchini (Università Cattolica del Sacro Cuore) ha evidenziato i rischi e le potenzialità dell’uso degli algoritmi nella comunicazione medico-paziente, mentre Federico Cabitza (Università di Milano-Bicocca) ha approfondito il concetto di “inibizione attiva” come strategia per migliorare la collaborazione tra intelligenza umana e artificiale nei processi diagnostici.
Infine, nella terza sessione, “Argomentazione e giudizi morali: ragionamento intuitivo e decisioni collettive”, si è discusso del rapporto tra giudizio morale, razionalità e intuizione in contesti decisionali complessi. Vincenzo Crupi (Università di Torino) ha parlato di rischio e decisione in medicina, mentre Sofia Bonicalzi (Università Roma Tre) ha riflettuto sull’autonomia individuale nel contesto delle nuove tecnologie cognitive.
Una tavola rotonda sul futuro della bioetica
A concludere il workshop, una tavola rotonda di alto profilo ha riunito tre importanti studiosi del Comitato Nazionale per la Bioetica: Marta Bertolaso (Università Campus Bio-Medico di Roma), Alberto Gambino (Università Europea di Roma) e Stefano Semplici (Università di Roma Tor Vergata). Il confronto si è concentrato sulle modalità operative dei comitati etici nel contesto delle trasformazioni tecnologiche, mettendo in evidenza la necessità di linee guida dinamiche e interdisciplinari.
Durante l’incontro è emersa una forte consapevolezza della complessità del momento attuale: le applicazioni dell’IA in ambito sanitario non sono più una possibilità futura, ma una realtà concreta che impone una riflessione aggiornata e condivisa.
Un laboratorio per il pensiero etico contemporaneo
Il workshop ha rappresentato una tappa significativa per la riflessione bioetica e filosofica in Italia. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale entra sempre più nella sfera della cura, della diagnosi e della prevenzione, l’argomentazione morale non può essere relegata al secondo piano. Al contrario, è necessario che le competenze tecniche si intreccino con una solida cultura umanistica e filosofica.
Il confronto tra relatori provenienti da diverse università e aree disciplinari ha favorito uno scambio autentico, capace di arricchire la comprensione reciproca e proporre nuove vie di dialogo tra saperi. In particolare, è stato sottolineato il bisogno di educare futuri professionisti della salute e della tecnologia non solo alle competenze operative, ma anche a una sensibilità etica profonda e articolata.
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