Tra le pensatrici più originali del Novecento, María Zambrano ha unito filosofia e poesia in un cammino spirituale che continua a ispirare.
María Zambrano (1904–1991) è stata una delle figure più profonde e inclassificabili della filosofia europea del Novecento. Nata a Vélez-Málaga il 22 aprile 1904, allieva di Ortega y Gasset, partecipò con passione alla vita culturale e politica della Spagna del primo dopoguerra, ma fu poi costretta a un lungo esilio che segnò in profondità il suo pensiero. Il 2024ha segnato il 120° anniversario della sua nascita, mentre il 6 febbraio 2025 ricorre il 34° anniversario della morte.
Filosofia e poesia: la ragione poetica
Zambrano non fu soltanto una filosofa nel senso accademico del termine. Fin dagli anni Trenta sviluppò un pensiero capace di oltrepassare i confini tra sapere razionale e intuizione poetica. La sua idea di “razón poética”, o ragione poetica, intendeva superare la rigidità della filosofia razionalista per accogliere la profondità della vita interiore, dell’esperienza vissuta, del mistero dell’essere.
“La poesia è rivelazione, e la filosofia è interrogazione: unite, diventano la via dell’anima verso la verità.”
Con questa visione, Zambrano si distingue nettamente sia dal razionalismo occidentale sia dalla tradizione della mistica religiosa, pur accogliendone entrambi gli impulsi.
Un’esistenza in esilio
Dopo la guerra civile spagnola, Zambrano rifiutò di collaborare con il regime franchista e scelse la via dell’esilio volontario, che durò oltre quarant’anni. Visse tra Cuba, Messico, Francia, Italia e Svizzera, mantenendo viva una riflessione sulla patria perduta, l’identità culturale e la condizione dell’esilio come dimensione spirituale.
“L’esilio è la perdita del luogo, ma può essere l’inizio della verità.”
Il suo rientro in Spagna avvenne solo nel 1984, quando le nuove generazioni di intellettuali spagnoli iniziarono a riscoprirla e celebrarla come una delle voci più alte del pensiero iberico.
Opere fondamentali
María Zambrano ha scritto numerose opere, molte delle quali sono oggi considerate classici del pensiero contemporaneo:
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“Filosofía y poesía” (1939): riflessione sulla natura simbolica del pensiero poetico.
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“El hombre y lo divino” (1955): meditazione sulla dimensione religiosa e sul mistero dell’essere umano.
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“La agonía de Europa” (1945): critica alla crisi spirituale della civiltà occidentale.
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“Claros del bosque” (1977): raccolta lirico-filosofica che rappresenta il culmine della sua scrittura poetica e visionaria.
Le sue opere sono oggi studiate non solo in ambito filosofico, ma anche letterario, teologico e antropologico.
Un’eredità viva
Nel 1988 María Zambrano fu la prima donna a ricevere il Premio Cervantes, il massimo riconoscimento della letteratura ispanica. Nel 1991, a pochi giorni dalla morte, ricevette la cittadinanza onoraria del suo paese natale, Vélez-Málaga, dove oggi riposano le sue spoglie.
Nel 2024, in occasione del 120° anniversario della nascita, numerose università spagnole, fondazioni e centri culturali hanno promosso convegni, pubblicazioni e letture pubbliche delle sue opere. Il 6 febbraio 2025, giorno del 34° anniversario della scomparsa, la sua città natale le ha reso omaggio con una cerimonia ufficiale.
Una pensatrice per il nostro tempo
In un mondo che sembra oscillare tra eccessi di razionalismo tecnologico e bisogno di spiritualità, la figura di María Zambrano offre una terza via: quella di un pensiero che sa ascoltare, che unisce il rigore del logos e l’intuizione del cuore.
Zambrano resta oggi una voce attuale e profetica, capace di parlare all’interiorità umana e alla ricerca di senso, dentro e oltre le categorie del pensiero moderno.
Immagine: elaborazione artistica con Intelligenza Artificiale.
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