Papa Leone XIV alla Scuola Estiva di Astrofisica : un invito a contemplare l’universo con gli occhi della ragione e della fede
Lunedì 16 giugno 2025, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Scuola Estiva di Astrofisica della Specola Vaticana, riuniti nella Sala del Concistoro per un evento che ha unito simbolicamente scienza e spiritualità. Il discorso del Pontefice è stato un profondo invito a riscoprire la bellezza dell’universo come luogo di incontro tra la ragione scientifica e la fede in un creato ordinato, armonico e carico di significato.
La scienza come linguaggio della meraviglia
Papa Leone XIV ha salutato con entusiasmo i giovani astronomi provenienti da diversi Paesi del mondo, sottolineando il valore non solo accademico, ma anche umano e spirituale della loro esperienza. La Scuola Estiva 2025 è dedicata all’esplorazione dell’universo con il telescopio spaziale James Webb: uno strumento che consente all’umanità di scrutare le profondità dell’universo con una precisione mai vista prima.
“Con il Webb possiamo perfino tracciare la luce antica di galassie lontane, che parla dell’inizio stesso del nostro universo”.
Nel contemplare questi orizzonti cosmici, ha osservato il Papa, lo sguardo dello scienziato si avvicina a quello del credente, entrambi mossi da una meraviglia originaria, da una sete di verità e da un desiderio di armonia.
La visione biblica del cosmo
Il Pontefice ha voluto collegare le attuali scoperte scientifiche con la tradizione biblica, citando un passaggio poetico del libro di Baruc (3,34):
“Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono…”.
Questa immagine, ha spiegato Papa Leone XIV, esprime lo sguardo contemplativo con cui la Scrittura legge la creazione, e che oggi possiamo ravvivare proprio grazie alle scoperte dell’astrofisica. Le immagini del telescopio James Webb – ha detto – suscitano una gioia misteriosa, simile a quella di cui parlano i testi sacri:
“Non ci riempiono forse di meraviglia… mentre contempliamo la loro sublime bellezza?”.
In questo modo, scienza e fede non si oppongono, ma si richiamano a vicenda. La fede riconosce nella scienza e nella ragione un modo per comprendere l’opera del Creatore, mentre la scienza, quando non si chiude in se stessa, apre nuove domande su senso, origine e destino dell’universo.
Una vocazione condivisa
Il Papa ha poi ricordato che nessuno arriva alla ricerca scientifica da solo. La comunità scientifica, i docenti, gli ingegneri, le famiglie e gli amici sono tutti parte di un cammino comune che rende possibile il progresso del sapere. E ha invitato i giovani scienziati a non chiudersi nella tecnica, ma ad avere uno sguardo largo, consapevole della dimensione etica e culturale della loro vocazione.
“Siate generosi nel condividere ciò che apprendete… Non esitate a condividere la gioia e lo stupore nati dalla vostra contemplazione dei ‘semi’ che, con le parole di Sant’Agostino, Dio ha sparso nell’armonia dell’universo”.
Questa espressione di Sant’Agostino, tratta dal De Genesis ad litteram, è particolarmente significativa: indica che anche nella materia visibile si possono scorgere tracce del Logos, cioè della Ragione creatrice che la fede cristiana riconosce in Dio.
Scienza e fede al servizio della pace
La conclusione del discorso è un appello alla responsabilità globale della scienza. Per il Papa, la ricerca non è mai neutrale: può diventare strumento di competizione e dominio, oppure fonte di pace e giustizia, a seconda dello spirito con cui viene condotta.
“Attraverso la vostra ricerca della conoscenza, ognuno di voi potrà contribuire alla costruzione di un mondo più pacifico e giusto”.
La conoscenza, se condivisa, se integrata con i valori della solidarietà, può essere fermento di fraternità, nel segno di una fede che non teme la scienza, ma la integra come alleata nel cammino verso la verità.
Conclusione: Un ponte tra cielo e terra
Con le sue parole, Papa Leone XIV ha ribadito che il dialogo tra scienza e fede non solo è possibile, ma è necessario. In un mondo come l’attuale, frammentato tra razionalismi tecnocratici e spiritualismi privati, l’esempio della Specola Vaticana e dei suoi giovani studenti mostra che è possibile contemplare il cielo con strumenti ottici e occhi del cuore. La verità scientifica, se aperta al mistero, si fa sapienza; e la fede, se non rinuncia alla ragione, si fa luce.
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