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La persona è più di un algoritmo : Papa Leone XIV rilancia la centralità dell’umano tra fede, scienza e ragione

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Il Pontefice richiama la CEI a una visione integrata della persona tra verità teologica e sfide dell’innovazione tecnologica. Un appello al discernimento per una cultura capace di custodire il mistero dell’essere umano.

Nel discorso pronunciato martedì 17 giugno 2025 davanti ai vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, Papa Leone XIV ha lanciato un messaggio potente e profetico sull’identità dell’uomo nell’epoca dell’intelligenza artificiale e della tecnologia pervasiva. Al centro delle sue parole, una frase che interpella scienziati, filosofi, teologi e credenti:

“La persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero”.

Questa dichiarazione sintetizza una visione antropologica e teologica che si pone in dialogo attivo con la scienza contemporanea, offrendo uno spunto di riflessione fondamentale nel contesto attuale, segnato da rapide trasformazioni digitali, sfide etiche e nuovi modelli di interpretazione della realtà.

Scienza e algoritmi : una risorsa, non una definizione dell’umano

L’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e le simulazioni cognitive sono oggi strumenti potenti nelle mani dell’uomo, capaci di supportare decisioni, semplificare processi e analizzare fenomeni complessi. Tuttavia, come sottolineato dal Pontefice, l’errore più insidioso è ridurre la persona a ciò che può essere misurato, calcolato, previsto.

Nel mondo dei modelli predittivi e delle reti neurali artificiali, il rischio è di perdere il senso dell’unicità, della libertà e della vocazione relazionale di ogni essere umano. Nessun algoritmo – per quanto sofisticato – può cogliere il senso ultimo della persona, che è chiamata all’amore, alla libertà e alla trascendenza.

La visione cristiana dell’uomo: creatura e immagine, tra fede e ragione

L’affermazione del Papa si inserisce nella tradizione del pensiero cristiano, che vede nell’uomo una creatura voluta, conosciuta e amata da Dio, dotata di ragione e coscienza, ma anche di desiderio di infinito. Nella prospettiva cristiana, l’uomo non è mai solo una funzione biologica o cognitiva, ma immagine e somiglianza del Creatore (cfr. Gen 1,26-27).

In questo senso, scienza e fede non sono antagoniste, ma due linguaggi complementari per avvicinarsi alla verità dell’uomo e del mondo. La scienza esplora i meccanismi, misura, quantifica. La fede interroga il senso, accoglie il mistero, riconosce la dignità inviolabile di ogni essere umano. Entrambe sono chiamate a collaborare in un discernimento condiviso, che non escluda né assolutizzi nessuna delle due.

Il ruolo della ragione: ponte tra fede e scienza

Il Papa non rifiuta la ragione né la tecnologia, ma invita a usarle con criteri antropologici ed etici, affinché siano al servizio dell’uomo e non viceversa. Il rischio, ha ricordato, è che la tecnica prenda il posto della sapienza, e l’efficienza quello della verità.

“Senza una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità, nella sua vulnerabilità, nella sua sete d’infinito e capacità di legame – l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata.”

Questa affermazione contiene un richiamo forte a non separare il dato scientifico dalla riflessione sul senso, e ad alimentare una cultura del limite, della relazione e della responsabilità.

Per un discernimento culturale condiviso

Il Papa invita le Chiese, gli intellettuali, gli educatori e i credenti a intercettare le trasformazioni della società digitalenon con rifiuto o paura, ma con lucidità e speranza, offrendo spazi di pensiero critico, spirituale e umano. La vera sfida è far emergere, anche nei nuovi linguaggi dell’innovazione, la centralità della persona come nodo vivo di relazioni, storia, desideri, vulnerabilità e apertura al mistero.

Conclusione: custodire il mistero, promuovere la libertà

La frase di Leone XIV – “La persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero” – è più di una dichiarazione. È un criterio di discernimento, un programma culturale, una difesa della libertà e della sacralità dell’umano in un tempo in cui si rischia di confondere l’efficienza con il valore.

Per progetti come SRM – Science and Religion in Media, si tratta di rilanciare un pensiero integrale, che unisca l’intelligenza della scienza con la sapienza della fede, per costruire insieme una cultura dell’umano che sia degna dell’uomo e del suo destino eterno.

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