Nel suo libro provocatorio, la fisica tedesca affronta i grandi temi dell’esistenza umana con gli strumenti della scienza, ponendo interrogativi su realtà, scelta e spiritualità
Cosa può dire la fisica moderna sull’esistenza, la coscienza e il significato della vita? In Existential Physics: A Scientist’s Guide to Life’s Biggest Questions, la fisica teorica Sabine Hossenfelder affronta alcune delle domande più antiche della filosofia e della religione, cercando risposte nella scienza contemporanea. Il libro, già pubblicato in diverse lingue e accolto con entusiasmo e discussioni, rappresenta un tentativo audace di coniugare il rigore del metodo scientifico con le inquietudini profonde dell’animo umano.
La fisica oltre le equazioni
Con il suo stile diretto e accessibile, Hossenfelder invita i lettori a riflettere su ciò che la fisica sa davvero – e su ciò che non può sapere. I temi trattati spaziano dal libero arbitrio alla natura del tempo, dal multiverso alla possibilità di un’anima, dalla coscienza alla relazione tra osservatore e realtà. L’autrice evita ogni concessione al misticismo, ma riconosce l’esistenza di domande che restano aperte, anche di fronte alla scienza più avanzata.
Il punto di partenza è chiaro: la scienza non risponde al “perché” ultimo, ma può aiutare a delimitare il campo del possibile, e in questo modo fornire strumenti di consapevolezza. Non per negare il senso, ma per esplorarlo con maggiore lucidità.
Libero arbitrio e determinismo: un conflitto irrisolto
Una delle questioni centrali del libro riguarda la compatibilità tra determinismo fisico e libero arbitrio. Se l’universo segue leggi deterministiche – come affermano molte teorie della fisica – è possibile parlare ancora di scelte personali, responsabilità, etica? Hossenfelder mostra come la fisica quantistica e la teoria del caos abbiano complicato il quadro, ma non risolto il mistero.
L’autrice suggerisce che la nostra esperienza del “fare scelte” potrebbe essere una costruzione emergente, utile ma illusoria, creata dalla complessità del cervello umano. Una prospettiva che sfida la visione tradizionale della libertà individuale, ma che non nega del tutto la possibilità di significato.
Scienza e coscienza: i limiti della spiegazione
Un altro capitolo del libro è dedicato alla coscienza, che Hossenfelder definisce come uno dei problemi più sfuggenti della scienza. Nonostante le neuroscienze e la fisica computazionale abbiano fatto passi da gigante, la soggettività del “sentire” resta un enigma. È davvero riducibile a impulsi elettrici e sinapsi? Oppure c’è qualcosa che sfugge a una spiegazione puramente materiale?
Qui la fisica incontra il mistero. L’autrice non si rifugia in ipotesi spiritualiste, ma ammette che la coscienza potrebbe indicare un limite attuale – o intrinseco – della scienza stessa. Un confine che stimola nuove domande, più che fornire risposte definitive.
Spiritualità laica o nuovo scientismo?
Existential Physics si inserisce nel solco di una riflessione laica ma non dogmatica, che rifiuta tanto il fideismo quanto il riduzionismo. Hossenfelder critica i colleghi che, nel tentativo di rispondere alle grandi domande, indulgono in speculazioni cosmologiche senza fondamento empirico, come le teorie sul multiverso o l’universo ciclico. Per lei, la scienza deve essere onesta anche nei confronti dei suoi limiti.
Tuttavia, proprio questo rigore metodologico non impedisce al libro di toccare corde spirituali, come il bisogno di senso, la bellezza dell’universo e la meraviglia dell’esistere. Il risultato è una forma di “spiritualità razionale”, in cui l’etica nasce dalla consapevolezza e la scienza diventa uno strumento di umiltà.
Fede e ragione: una nuova frontiera del dialogo
Il contributo di Hossenfelder, pur non religioso, è prezioso anche per il dialogo tra fede e scienza. Il libro non cerca compromessi, ma crea uno spazio fertile per una riflessione condivisa. La fede può accogliere la scienza come via di verità, e la scienza può riconoscere che non tutte le verità si esauriscono nei numeri o nelle formule.
Existential Physics ci invita a vivere le domande, senza rinunciare alla ragione e senza spegnere il senso di meraviglia. Un invito valido tanto per i credenti quanto per gli scienziati.
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