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Filosofia della scienza e fede : l’eredità di Karl Popper e Paul Feyerabend

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L’eredità di Karl Popper e Paul Feyerabend illumina il dialogo tra scienza e fede : analisi del rapporto tra metodo scientifico, verità e religione attraverso due giganti del pensiero contemporaneo.

Il dibattito tra scienza e fede è da secoli al centro della riflessione filosofica e teologica. Nel Novecento, due pensatori hanno contribuito in modo decisivo a ridefinire il rapporto tra metodo scientifico, verità e dimensione religiosa: Karl Popper (1902–1994) e Paul Feyerabend (1924–1994).
Le loro posizioni, pur molto diverse, hanno influenzato profondamente non solo la filosofia della scienza, ma anche il modo in cui la cultura contemporanea interpreta i limiti e le possibilità della conoscenza umana.

Karl Popper e il criterio di falsificabilità

Karl Popper, filosofo austriaco naturalizzato britannico, è celebre per aver introdotto il concetto di falsificabilità come criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza. Secondo Popper, una teoria è scientifica se è suscettibile di essere confutata da osservazioni o esperimenti. Questo approccio ha segnato una svolta rispetto al positivismo classico, che puntava soprattutto sulla verificazione.

Il pensiero di Popper ha avuto anche implicazioni nel dialogo con la fede religiosa. Se la scienza non può mai affermare di possedere verità assolute, ma solo ipotesi provvisorie in attesa di confutazione, allora si apre lo spazio per riconoscere che l’esperienza religiosa può offrire un diverso livello di verità, non misurabile con i soli strumenti scientifici. Per Popper, la fede non rientra nell’ambito della scienza, ma può avere un valore esistenziale e personale che non entra in conflitto con il metodo critico della ricerca scientifica.

Paul Feyerabend e il “contro-metodo”

Diversa, e in molti aspetti provocatoria, è stata la posizione di Paul Feyerabend, allievo e critico di Popper. Nel suo celebre libro Against Method (1975), tradotto in italiano come Contro il metodo, Feyerabend sosteneva che non esiste un unico metodo scientifico universale, ma che la storia della scienza è caratterizzata da pluralità, creatività e anche rottura delle regole.

La sua celebre espressione “anything goes” (“tutto va bene”) non va intesa come invito all’anarchia, ma come critica alla rigidità metodologica. Per Feyerabend, i grandi progressi scientifici spesso si sono realizzati proprio quando gli scienziati hanno osato infrangere i paradigmi dominanti.

Questo atteggiamento ha conseguenze anche per il rapporto con la fede: se la scienza non è un sistema chiuso, ma un campo aperto e plurale, allora non può pretendere di escludere a priori la religione o altre forme di conoscenza. Al contrario, l’esperienza religiosa può essere vista come una prospettiva ulteriore che arricchisce la comprensione della realtà.

Verità scientifica e verità religiosa

Mettendo in dialogo Popper e Feyerabend, emergono due visioni complementari. Da una parte, Popper ci ricorda che la scienza non offre verità definitive, ma solo ipotesi da sottoporre a critica. Dall’altra, Feyerabend sottolinea che il progresso nasce dalla diversità dei metodi e dalla capacità di rompere gli schemi.

In questo quadro, la fede religiosa può collocarsi come dimensione che cerca un diverso tipo di verità, non riducibile a esperimenti o confutazioni. La fede, infatti, non pretende di sostituire la scienza, ma propone una lettura della realtà orientata al senso ultimo della vita, all’etica e al rapporto dell’uomo con il trascendente.

L’eredità culturale

Oggi, a distanza di decenni, il pensiero di Popper e Feyerabend conserva una straordinaria attualità. In un’epoca segnata da crisi ambientali, dibattiti sulla bioetica e sfide poste dall’intelligenza artificiale, il loro contributo invita a riflettere sul ruolo della scienza e sui suoi limiti.
Il metodo critico di Popper rimane fondamentale per evitare dogmatismi e per ricordare che la scienza è un processo aperto e fallibile. L’anarchismo metodologico di Feyerabend, sebbene discusso e criticato, mette in guardia dai rischi di una scienza trasformata in ideologia, chiusa al confronto con altre forme di sapere.

Entrambi, pur con approcci differenti, hanno contribuito a restituire alla filosofia della scienza una dimensione più umana, capace di dialogare con la religione e con le domande di senso che accompagnano ogni epoca storica.

Un dialogo sempre attuale

L’eredità di Karl Popper e Paul Feyerabend ci mostra che il rapporto tra scienza e fede non è un conflitto irriducibile, ma un campo di confronto fecondo. La scienza, con i suoi metodi critici e le sue conquiste, e la fede, con la sua capacità di interrogare il senso ultimo dell’esistenza, possono convivere e arricchirsi a vicenda.

Riflettere oggi su questi due pensatori significa riscoprire che la ricerca della verità, nelle sue diverse forme, è un cammino che coinvolge l’intera esperienza umana, dal laboratorio scientifico fino alla dimensione spirituale.

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