Lourdes secondo Franz Werfel
da L’Osservatore Romano, 12 febbraio 2011
di Lucetta Scaraffia
La Madonna di Lourdes è stata festeggiata in tutto il mondo: non c’è Paese dove non ci sia una chiesa a lei dedicata e dove la sua immagine bianca e azzurra, che emerge dalle rocce, non sia familiare. E continuano a uscire libri e film sul fenomeno Lourdes, dove un gigantesco flusso di pellegrini e malati si reca, magari più volte nella vita, suscitando curiosità e interesse anche in chi non crede. Ma proprio questo successo rischia di far passare in secondo piano gli avvenimenti miracolosi che ne stanno all’origine, anche nella festa che celebra la prima apparizione della Vergine a Bernadette Soubirous nella grotta di Massabielle. Per questo è opportuna la nuova edizione italiana (Gallucci), del romanzo Il canto di Bernadette scritto nel 1941 da Franz Werfel.
Allo scrittore ebreo di Praga dobbiamo questo romanzo – tra i più belli di soggetto cristiano di tutto il Novecento – che racconta la vita di Bernadette a partire dalla prima apparizione. Werfel aveva trovato rifugio a Lourdes durante la persecuzione antisemita, prima di raggiungere il Portogallo e fuggire negli Stati Uniti, e aveva fatto il voto che, se si fosse salvato, avrebbe scritto la storia delle apparizioni. Il romanzo trasmette il senso di realtà che può venire solo da uno scrittore che ha conosciuto molto bene il luogo, ci è vissuto ed è capace di restituirne l’atmosfera, il carattere degli abitanti e l’ambiente da cui è venuta la protagonista. Ma soprattutto descrive con straordinario pathos lo svolgersi delle apparizioni, le reazioni locali e la storia della protagonista dell’evento miracoloso, la quattordicenne Bernadette, tanto che – pur essendo già a conoscenza dei fatti – il lettore si trova a ripercorrerli con emozione, in certi punti quasi con suspense.
Il libro non è una semplice narrazione degli eventi: Werfel sa cogliere perfettamente la purezza semplice della ragazza, la forza della sua ingenuità e della sua perfetta obbedienza, che arriva a sconcertare anche i nemici. Nel racconto, le apparizioni di Lourdes diventano un capitolo vissuto del Discorso della montagna. Un esempio del rovesciamento dei valori operato da Cristo nel mondo che fa cogliere la forza esplosiva dell’intervento soprannaturale in una società umana.
Werfel riesce a farci comprendere “la strana potenza con la quale questa ottusa figlia dei Pirenei con ogni suo sguardo, ogni suo passo, ogni suo gesto, dà vita e realtà” a ciò che sembra non esistere, in “un cerimoniale che avvicinava spiritualmente al divino”. Molto poveri sono anche i primi miracolati dalla sorgente che la Signora fa scorrere dalla grotta, ed essi svolgono un ruolo importante, perché i miracoli avvengono solo se qualcuno, con fede, li chiede.
Tutto questo getta scompiglio nella cittadina, le reazioni sono molto diverse: le élites e le autorità vorrebbero porre fine al subbuglio, si ostinano a non capirlo in nome della “ragione” moderna. Le donne sono più disposte degli uomini a credere. Il popolo invece segue Bernadette, le crede e ne riceve beneficio: “la massa, nel suo complesso, e nei singoli esseri che la compongono, sente una mitigazione della propria miseria, una mitigazione che non comprende. Sente, attraverso la mediazione di Bernadette, che dietro le parole, le formule e i riti dei preti non c’è, come fino ad ora, soltanto una indistinta possibilità, ma una realtà quasi tangibile. Questo avvicinarsi di un altro mondo a questo, muta molte cose”. E la notizia dilaga per tutta la Francia, che vive le apparizioni – in un panorama di diffuso scetticismo, condiviso anche dalle gerarchie ecclesiastiche – quasi in diretta, seguendole sui giornali.
Certo, gli eventi di Lourdes sono la prima apparizione moderna, mediatica, misurata con strumenti scientifici – i dottori si accaniscono nel cercare malattie in Bernadette e nel verificare i miracoli di guarigione – ma al tempo stesso sono la replica di un evento raro ma antichissimo, l’incontro con il sovrannaturale. Il Cielo, per intervento della Signora, è venuto a toccare la terra, a confortarla, e quindi a ristabilire un ordine superiore grazie alla fede riaccesa nei cuori: “la fede nel divino – scrive Werfel – non è altro che il sostanziale riconoscimento che il mondo ha un senso, che cioè è un mondo spirituale”.
© L’Osservatore Romano
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