Parla di scienza e fede la lettera, una pagina e mezza, inviata da Albert Einstein al filosofo tedesco Eric Gutkind. La lettera è del 1954, un anno prima della morte del grande scienziato. Venduta in un’asta di Christie’s a 2 milioni e 400 dollari – quasi tre milioni con i diritti d’asta – ha raggiunto un nuovo record. Definita come la lettera su Dio di Einstein, in realtà non è la sola – ve ne sono decine – in cui il padre della teoria della relatività parla di religione e del proprio rapporto con la fede.
Inoltre nel testo la parola Dio è citata in realtà una sola volta. Ha però certamente il merito di rilanciare il dibattito sul rapporto tra scienza e fede, e sul pensiero di Einstein. Che anche se in alcuni periodi e scritti si è dimostrato più che disponibile all’idea dell’esistenza di Dio, e nonostante alcuni vogliano arruolarlo tra i credenti famosi, non si può certo definire tale. Almeno non nell’ultimo periodo della propria vita.
“La parola Dio – scrive infatti nella lettera venduta da Christie’s – per me non è altro che espressione e prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di leggende giuste, ma ancora primitive, che ciò nondimeno sono abbastanza puerili”. Gutkind, a cui la missiva è indirizzata, aveva pubblicato il libro Scegli la Vita: la chiamata biblica alla rivolta. E le parole di Einstein non possono certo essere definite di apprezzamento. Scrive infatti di considerare la religione ebraica “come le altre un’incarnazione delle superstizioni più infantili”. Afferma inoltre: “Il popolo ebraico al quale appartengo e con la cui mentalità ho una profonda affinità non ha qualità diverse per me rispetto a tutti gli altri popoli”.
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