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News 2017, News giugno 2017

Sensibilità verso gli animali, mentre ci si dimentica dei bambini

Purtroppo è vero: sui social e sul web c’è chi si mobilita per salvare cani, orsi, giraffe e altre specie, con particolare ovvia enfasi quando sono dei cuccioli a rischiare la vita per ragioni sperimentali, decisioni della publica autorità, o per ragioni di salute.

Una sensibilità encomiabile, che dovrebbe dimostrare giustamente l’animo gentile e l’attenzione alle sofferenze altrui, in questo caso verso gli animali, di chi si adopera e lotta per difenderli da maltrattamenti e altre cause di sofferenza. Dovrebbe perché non sempre avviene lo stesso quando a soffrire o a rischiare di morire sono esseri umani.

O, a maggior ragione, bambini, cuccioli d’uomo. Cosi, triste è raccapricciante dirlo, accade che l’attenzione degli utenti social, le petizioni, le condivisioni, per un bambino come Charlie Gard, di soli 10 mesi, che oggi potrebbe dover morire, non sono paragonabili a quelle di tante campagne mediatiche, raccolte firme, condivisioni spontanee di tanti animalisti per cuccioli di foca, o forse per l’orso Knut.

Allo stesso modo, le sofferenze del papà e della mamma del piccolo Charlie, a cui non è consentito decidere della vita del proprio figlio, non sembrano così degne di attenzione come quelle di animali di cui si legge dovunque sulla rete, o dei loro genitori. Questo è il paradosso di una società che cerca di essere sempre più politicamente corretta, sconfinando pure nel ridicolo in ceti casi, mentre svaluta il valore della vita umana.

Una società contraddittoria, in cui ci si preoccupa di mangiare vegano per non far soffrire animali, ci si batte contro la sperimentazione di farmaci e terapie sugli animali per la stessa ragione, però non ci si chiede chi possano curare e salvare quei farmaci, è un caso tragico e drammatico come quello del piccolo Chatlie non merita la stessa attenzione delle questioni citate.

Questo articolo, scritto da una persona che ama gli animali e ne ha avuti quando era bambino, è una provocazione indignata. Che spera di far riflettere su quali siano i valori reali e prioritari, e sul fatto che non è possibile sovvertirli: per amare e difendere gli animali non è necessario ne utile dimenticarsi degli esseri umani e dei loro cuccioli.

 

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