Il Santo Padre alcune settimane fa è tornato a parlare di eugenetica e aborto, condannando ogni tentazione di un certo tipo di “cultura” che scarta chi non ritiene valido o omologato a determinati criteri.
La discriminazione è un problema reale e costante nella nostra società. Un problema che si spinge a discriminare esseri umani prima che nascano, uccidendoli nel grembo materno quando non corrispondono a determinati criteri di validità. Papa Francesco ha condannato queste forme di eugenetica, in cui si scontrano la scienza e la fede, una presunta utilità opportunistica e egoistica e l’etica. Il Pontefice si rivolgeva ai partecipanti al convegno internazionale Yes to Life! Prendersi cura del prezioso dono della vita nella fragilità.
L’evento è stato organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e dalla Fondazione Il Cuore in una Goccia. La fondazione ha proprio l’obiettivo di sostenere – dal punto di vista medico e sociali – bambini estremamente fragili o malati alla nascita. Neonati che per un certo tipo di cultura dello scarto sarebbero non adatti alla società e alla vita, e potrebbero quindi essere soppressi. Una concezione pericolosa e inaccettabile, che va contro principi morali e solidaristici fondamentali.
Dopo il saluto al cardinale Farrell, Papa Francesco ha spiegato che “nessun essere umano può essere mai incompatibile con la vita, né per la sua età, né per le sue condizioni di salute, né per la qualità della sua esistenza”. Anzi, ha affermato il Santo Padre, “ogni bambino che si annuncia nel grembo di una donna è un dono, che cambia la storia di una famiglia: di un padre e di una madre, dei nonni e dei fratellini. E questo bimbo ha bisogno di essere accolto, amato e curato. Sempre!”
Il mistero della vita, come il mistero della fede, coerente con fede e ragione.
Il Pontefice ha parlato del “senso di mistero profondo” che la donne avverte quando scoprono la gravidanza. Mistero e “consapevolezza di una presenza, che cresce dentro di lei, pervade tutto il suo essere, rendendola non più solo donna, ma madre”. Un legame non solo emotivo, perché tra la donna “e il bambino si instaura fin da subito un intenso dialogo incrociato, che la scienza chiama cross talk”. Ovvero “una relazione reale e intensa tra due esseri umani, che comunicano tra loro fin dai primi istanti del concepimento per favorire un reciproco adattamento, man mano che il piccolo cresce e si sviluppa”.
La scienza ci spiega anche che “questa capacità comunicativa non è solo della donna, ma soprattutto del bimbo, che nella sua individualità provvede ad inviare messaggi per rivelare la sua presenza e i suoi bisogni alla madre. In questo modo “questo nuovo essere umano” che per alcuni non sarebbe una persona, diventa invece “un figlio, muovendo la donna con tutto il suo essere a protendersi verso di lui”.
Le diagnosi prenatali come aiuto della scienza alla speranza e alla vita, non come sentenza di morte dei non adatti.
Il Santo Padre ha spiegato che “oggi, le moderne tecniche di diagnosi prenatale sono in grado di scoprire fin dalle prime settimane la presenza di malformazioni e patologie. Condizioni che in alcuni casi “possono mettere in serio pericolo la vita del bambino e la serenità della donna”. Quando le donne e i loro compagni scoprono il “sospetto della patologia”, o “la certezza della malattia”, inevitabilmente “cambiano il vissuto della gravidanza”, e cadono “in uno sconforto profondo”.
Dove felicità e speranza sono sostituite da “senso di solitudine, di impotenza, e paura della sofferenza del bambino e della famiglia intera”. Sentimenti che “emergono come un grido silenzioso, un richiamo di aiuto nel buio di una malattia”, contro cui la scienza non può fare abbastanza, e della quale nessuno sa predire l’esito certo. Perché l’evoluzione di ogni malattia è sempre soggettiva e nemmeno i medici spesso sanno come si manifesterà nel singolo individuo”.
La stessa scienza medica ci dimostra però che “i bambini, fin dal grembo materno, se presentano condizioni patologiche, sono piccoli pazienti, che non di rado si possono curare con interventi farmacologici, chirurgici e assistenziali straordinari”. Terapie farmacologiche e chirurgiche che oggi maggiormente possono “ridurre quel terribile divario tra possibilità diagnostiche e terapeutiche”. E aiutare la fede a offrire speranza, anziché negarla.
Proprio questo divario tra diagnosi e medicina “da anni costituisce una delle cause dell’aborto volontario e dell’abbandono assistenziale alla nascita di tanti bambini con gravi patologie. Le terapie fetali, da un lato, e gli Hospice Perinatali, dall’altro, ottengono risultati sorprendenti in termini clinico-assistenziali e forniscono un essenziale supporto alle famiglie che accolgono la nascita di un figlio malato”.
Link Discorso Papa Francesco.
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