Il 13 novembre del 2014 a Saint-Girons, piccola cittadina dei Pirenei, è morto il matematico francese Alexander Grothendieck, mente geniale, tra i più importanti matematici del secolo scorso. Medaglia Fields nel 1966, a lui e a Jean-Pierre Serre si devono i nuovi fondamenti della geometria algebrica, formulati tra il 1950 e il 1970 con la teoria dei fasci, che consente tra l’altro di studiare e definire le proprietà geometriche degli oggetti. Figura di grande importanza internazionale, oltre che per la scienza, anche dal punto di vista culturale, politico e sociale, era molto conosciuto anche per il suo impegno ecologista e pacifista. Negli ultimi anni aveva vissuto praticamente da eremita, isolandosi volutamente dal mondo culturale e accademico.
Nato a Berlino il 28 marzo 1928 da padre russo di famiglia ebrea, e da madre tedesca di origini olandese, visse in prima persona il dramma della guerra e del nazismo: il padre morì ad Auschwitz, nel 1942, mentre lui stesso e sua madre furono internati in più di un campo di concentramento. Riesce comunque a continuare gli studi superiori, per poi iscriversi alla fine della guerra alla Facoltà di Matematica dell’università di Montpellier, dove si laurea nel 1948. Si trasferisce poi all’École Normale Supérieure di Parigi, per il dottorato, che in realtà completa nel 1953 a Nancy, sotto la guida di Laurent Schwartz.
immagine: Wikipedia, credits Konrad Jacobs, Erlangen, copyright by MFO CC-BY-SA-2.0-de
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