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Fiducia e fede tra i vigili del fuoco e in altre professioni rischiose

U.S.-Navy-photo-by-Mass-Communication-Seaman-Barry-Riley

Uno studio sulla fiducia tra coloro che svolgono professioni rischiose

Un argomento purtroppo attuale in questi giorni, quando in tv o sul web vediamo vigili del fuoco, soccorritori, medici e paramedici, intervenire per salvare le vittime del disastro di Bologna o della tragedia di ieri a Genova. dal titolo The Hidden Side of Trust: Supporting and Sustaining Leaps of Faith Among Firefighters: questo il titolo dello studio realizzato dalla Rice University. Che ci mostra la propensione ad atti di fiducia – per non dire veri e propri atti di fede – di vigili del fuoco, e potenzialmente di altri professionisti operanti in settori delicati e pericolosi.

Una propensione che è pure strettamente connessa a lavori rischiosi, con una ragione: è necessaria per svolgerli al meglio e in modo più efficiente. Affidarsi agli altri e contare su di loro, anche quando non li si conosce o non si sono affrontate insieme situazioni rischiose. Un atteggiamento obbligato in situazioni di emergenza o di salvataggio, di spegnimento incendi, di gestione di calamità naturali o altre catastrofi. Mentre un atteggiamento di diffidenza, o peggio un ambiente globalmente diffidente, renderebbero solo più lente e pericolose operazioni e interventi per salvare la vita delle vittime di eventi di questo tipo.

I ricercatori della Rice University hanno studiato vigili del fuoco negli Stati Uniti

Mostrando come “gruppi di lavoratori – soprattutto quelli operanti in occupazioni ad alto rischio – sono in grado di compiere enormi atti di fiducia”. Veri e propri salti nel buio, o “balzi di fede”, affidando – nel pericolo di un incendio o di altre emergenze – la propria vita e la vita delle persone che vogliono salvare, a colleghi che non hanno visto operare precedentemente.

O che nemmeno conoscono perché arrivati sul luogo del disastro da altri dipartimenti. Lo studio, spiegano gli autori, ha anche “rilevanza e implicazioni gestionali e di management, in un’epoca di declino della fiducia nelle persone e nelle istituzioni”. La ricerca è stata definita da studiosi di gestione e di comportamento organizzativo della Rice University, del Boston College e della Western Michigan University. Verrà pubblicata sulla rivista cartacea Administrative Science Quarterly entro la fine del 2018.

Una fiducia che nasce dalla conoscenza e dalla fede, e una citazione di Sant’Agostino

I ricercatori che hanno sviluppato questo studio sono Erik Dane, professore associato di management alla Rice Jones’s Graduate School of Business. Michael Pratt, O’Connor Family Professor alla Carroll School of Management del Boston College. Douglas Lepisto, un assistant professor di management alla Western Michigan. Gli autori hanno anche spiegato che la fiducia è il risultato di un equilibrio tra ragione e fede – intesa in senso lato e non – “perché comprende sia la conoscenza che la fede”.

E che mentre “sappiamo molto sul ruolo della conoscenza, la fede è rimasta piuttosto imperscrutabile”. Il loro obiettivo quindi è “fare luce sulle dinamiche che consentono ai membri di un’occupazione di accettare l’incertezza inerente” all’occupazione stessa. Un commento adeguato per gli autori e è una nota frase di Sant’Agostino, o Agostino d’Ippona: “La fede è credere a ciò che non vediamo; e la ricompensa per questa fede è il vedere ciò che crediamo”. Immagine: U.S. Navy photo by Mass Communication Seaman Barry Riley, fonte Wikipedia.

http://news.rice.edu/2018/08/01/rice-u-study-how-firefighters-and-others-take-leaps-of-faith/

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