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Essere pronti per la salvezza, e non perdere la speranza per il futuro

papa francesco

papa francescoQuesto, per Papa Francesco, è uno dei significati e allo stesso tempo degli atteggiamenti irrinunciabili della fede cristiana. Lo ha spiegato oggi, mercoledì 11 ottobre 2017, nell’udienza generale in Piazza San Pietro, parlando di “quella dimensione della speranza che è l’attesa vigilante“, concetto importante e ricorrente nel Nuovo Testamento.

Lo troviamo ad esempio quando Gesù dice ai discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito» (Lc 12, 35 – 36).

“In questo tempo che segue la risurrezione di Gesù” afferma il Santo Padre, i discepoli vivono momenti di gioia e serenità, alternati a momenti angosciosi. E “non si adagiano mai”, obbedendo a ciò che ci dice il Vangelo, ovvero “essere come dei servi che non vanno mai a dormire, finché il loro padrone non è rientrato”.

Perché “questo mondo – spiega il Pontefice – esige la nostra responsabilità, e noi ce la assumiamo tutta e con amore. Gesù vuole che la nostra esistenza sia laboriosa, che non abbassiamo mai la guardia, per accogliere con gratitudine e stupore ogni nuovo giorno donatoci da Dio”.

E ogni giorno in cui ci si sveglia è come “una pagina bianca che il cristiano comincia a scrivere con le opere di bene”. Attesa vigilante che va oltre la quotidianità, perché i cristiani, già “salvati dalla redenzione di Gesù”, devono però attendere “la piena manifestazione della sua signoria: quando finalmente Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15, 28)”.

Dio da ai cristiani la certezza della sua venuta, spiega Papa Francesco: “e quando questo giorno arriverà, noi cristiani vogliamo essere come quei servi che hanno passato la notte con i fianchi cinti e le lampade accese: bisogna essere pronti per la salvezza che arriva, pronti all’incontro” con il Signore, che sarà come “un abbraccio, una gioia enorme”.

Allo stesso tempo, questa attesa ci mostra che “Il cristiano non è fatto per la noia; semmai per la pazienza”, consapevole che “anche nella monotonia di certi giorni sempre uguali è nascosto un mistero di grazia”, che “nulla avviene invano, e nessuna situazione in cui un cristiano si trova immerso è completamente refrattaria all’amore”.

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