Il missionario sobrio annuncia il Vangelo, ha spiegato ieri nell’Angelus il Santo Padre, “non manager onnipotenti, non funzionari inamovibili, non divi in tournée”
Papa Francesco è tornato ieri a parlare della necessaria coerenza con la propria fede e gli insegnamenti del Vangelo, in particolare per coloro che lo annunciano e lo insegnano ai fedeli. E della necessaria distanza tra l’essere sacerdote, vescovo o cardinale, e la ricchezza e il potere. Perché chi annuncia e predica il Vangelo deve essere un sobrio missionario. Non una persona che esercita e cerca il potere, le ricchezze, la fama, e che vive di esteriorità, senza sobrietà, o persino trasgressioni. Il pontefice ha preso a spunto dalla lettura del Vangelo – Mc 6, 7 – 13 – che “narra il momento in cui Gesù invia i Dodici in missione”.
E dopo aver parlato con ciascuno, li invia «a due a due» – 6, 7 – nei villaggi dove poi lui stesso si sarebbe recato. Gli apostoli compiono così, spiega Papa Francesco, “una sorta di tirocinio di quello che saranno chiamati a fare dopo la Risurrezione del Signore con la potenza dello Spirito Santo”. Papa Francesco afferma che dobbiamo imitare gli apostoli, e essere missionari. E che “non solo i sacerdoti, ma tutti i battezzati” sono “chiamati a testimoniare, nei vari ambienti di vita, il Vangelo di Cristo”. E che “questa missione è autentica solo a partire dal suo centro immutabile che è Gesù”.
Allo stesso tempo, essere missionari e annunciare il Vangelo vuole dire osservare “un criterio di sobrietà”. Seguendo lo “stile del missionario”, che per il Santo Padre è possibile “riassumere in due punti: la missione ha un centro; la missione ha un volto”. Il centro è Gesù Cristo e la sua parola. Il volto è nella semplicità e sobrietà, come per il missionario. Perché “i messaggeri del regno di Dio”, non sono “manager onnipotenti”, né “funzionari inamovibili”, né “divi in tournée”. Sono invece dei “pellegrini” con “il bastone e i sandali”. Vedi un approfondimento sulla rivista scientifica online Fede e Ragione.
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