Ricorre questa settimana il venticinquesimo anniversario dalla fondazione della Pontificia Accademia per la Vita.
Attualmente presieduta da Monsignor Vincenzo Paglia, l’Accademia è stata istituita l’11 febbraio del 1994 da Papa Giovanni Paolo II con la Lettera Apostolica Motu proprio dal titolo Vitae Mysterium. Monsignor Paglia ha parlato dell’Accademia e delle sue finalità ieri, martedì 12 marzo 2019, durante la conferenza sulle questioni del fine vita svoltasi a Mosca, all’Istituto teologico Santi Cirillo e Metodio. A servizio della dignità dell’uomo, chiamato alla vita, questo il tema del suo intervento, in cui ha ricordato anche i rischi di una società di individualisti, in cui scienza e economia sono slegate da fede e etica.
“La tecnologia e l’economia – afferma infatti Paglia – se per un verso hanno unificato maggiormente in maniera burocratica le società, dall’altro le hanno disgregate affettivamente: la spinta all’efficienza funzionale mortifica la vita relazionale”. Le persone e le società si trovano quindi “di fronte al progetto di una vera e propria creazione culturale e sociale dell’individuo preso da sé stesso e dal suo potenziamento come fine.”
In tale individualistica e egoistica “ricerca di autonomia”, l’individuo contemporaneo rimuove, giorno dopo giorno, la memoria delle radici e dei legami che l’hanno generato e costruito come persona umana”. Monsignor Paglia parla del rischio di questa sorta di “nuova religione, l’egolatria, il culto dell’Io, sul cui altare si consumano anche gli affetti più sacri”. E di un progressivo “logoramento del legame sociale, in tutti i suoi aspetti: famiglia, lavoro, cultura, politica”. Questa perdita dei rapporti e relazioni sociali, anche familiari, costituisce purtroppo “uno degli effetti più critici della diffusione globale di questo individualismo senza mondo e senza storia”.
La Lettera di Papa Francesco umana Communitas.
Il presidente della PAV ha ricordato anche la lettera di Papa Francesco Humana Communitas, scritta per questo anniversario della fondazione dell’Accademia. Lettera che è stata tradotta in lingua russa e donata nell’incontro di ieri al Patriarca Kirill e a tutti i partecipanti. Nella lettera, spiega Paglia, Papa Francesco “pone le questioni che riguardano la vita umana all’interno di un ampio contesto e indica le radici – teologiche – a cui ricorrere per affrontare le domande e le difficoltà che la minacciano”.
Allo stesso tempo, il Santo Padre spiega “esplicitamente” come “la comunità umana” sia il solo luogo dove si può realizzare un autentico “sviluppo libero e consapevole di ogni uomo e di ogni donna”. Nella Lettera Il Pontefice ricorda anche che “le molte e straordinarie risorse messe a disposizione della creatura umana dalla ricerca scientifica e tecnologica rischiano di oscurare la gioia della condivisione fraterna e la bellezza delle imprese comuni, dal cui servizio ricavano in realtà il loro autentico significato”. Ecco quindi la necessità di “riconoscere che la fraternità rimane la promessa mancata della modernità”. E che “il respiro universale della fraternità che cresce nel reciproco affidamento – all’interno della cittadinanza moderna, come fra i popoli e le nazioni”, oggi purtroppo “appare molto indebolito” – HC13.
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