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Sky: la Sentenza del 2010 di annullamento del licenziamento di Paolo Centofanti

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sentenzaPubblichiamo nuovamente l’articolo sul caso giuridico del nostro direttore. La vicenda è avvenuta nel 2005, e il licenziamento è stato dichiarato illegittimo e immotivato con Sentenze in tutti e tre i Gradi di Giudizio. Lo facciamo come opportunità di parlare nuovamente del lavoro e dei diritti dei lavoratori, oltre perché ovviamente è un caso che ci riguarda direttamente e indirettamente.

Le Sentenze sul surreale licenziamento occorso nel 2005 al nostro direttore Paolo Centofanti, da parte di Sky Italia, sono reperibili e integralmente visualizzabili sul giornale Fede e Ragione. Potete quindi trovare e consultare la Sentenza di Primo Grado, 20357 / 2010, emessa dal Giudice del Lavoro il 17 Dicembre 2010, la Sentenza della Corte di Appello del 2012 e la sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 2016.

Tutte le Sentenze hanno confermato i diritti di Paolo Centofanti, e hanno dichiarato il licenziamento stesso illegittimo e immotivato. Dopo il primo provvedimento di accoglimento delle istanze di Paolo Centofanti da parte del Tribunale di Roma, il Centofanti è stato reintegrato in azienda, ovvero Sky Italia, nel luglio del 2011, e trasferito a Milano.

Come spiegavamo, oltre che dal punto di vista umano, le Sentenze sono estremamente interessanti perché mostrano un percorso logico giuridico e decisioni giuridiche sui principi di proporzionalità in caso di presunto licenziamento disciplinare, nonché, un esempio di come la giustizia possa essere effettivamente giusta, e difendere, non raramente, gli interessi dei lavoratori, persone prima che prestatori d’opera.

A prescindere che riguardano direttamente chi dirige questa rivista, come già anticipato su queste pagine, “le decisioni hanno infatti la caratteristica di evidenziare come le facoltà aziendali, in tema di risoluzione del rapporto di lavoro, trovino limiti costituzionali e legali laddove siano violati i cogenti diritti del lavoratore, purtroppo sempre più compressi nell’ultimo decennio”.

La vicenda, sia per il soggetto aziendale, sia per la peculiarità del caso, ha avuto risonanza mediatica, specialistica e non. Occorre però nuovamente rilevare come siano state riportate delle imprecisioni, che danneggiano paradossalmente la reputazione personale e professionale del Centofanti, e che dovremo segnalare e approfondire in queste settimane, tenuto pure conto del tenore delle statuizioni, in particolare della Corte di Legittimità, ovvero la Corte di Cassazione per i non addetti ai lavori. Decisioni che mostrano come sia possibile in Italia avere fiducia nella Giustizia, come lavoratori e come persone.

In questo periodo, come avrete letto sui giornali, sul web o ascoltato dai TG, ci sono state purtroppo questioni di macro organizzazione aziendale Sky, che si riflettono sul futuro della società e dei dipendenti, con originariamente trecento esuberi, e duecento trasferimenti previsti dalla sede di Roma verso la sede di Milano.

Sulla questione ad agosto c’è stata una Sentenza del Tribunale del Lavoro di Roma, RG n. 17624 / 2017 del 23 Agosto 2017, che ha accolto parzialmente un ricorso del sindacato UGL per articolo 28 Legge 300 del 1970, ovvero per condotta antisindacale. La sentenza, su cui torneremo con approfondimenti tra qualche giorno, ha riconosciuto e affermato l’antisindacalità della condotta aziendale, con riferimento alla mancata attivazione della procedura per articolo 57 CCNL.

Sulla vicenda Sky si era espresso anche Papa Francesco il 15 marzo scorso. Accogliendo una rispettosa richiesta avanzata dal nostro direttore,  aveva accolto in Udienza una delegazione di dipendenti Sky, rivolgendo “un pensiero speciale” ai “lavoratori di Sky Italia”, e auspicando “che la loro situazione lavorativa possa trovare una rapida soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie.”

Nell’udienza il Santo Padre ha anche ricordato l’importanza del lavoro, diritto universale, condannando duramente chi tale diritto colpisce o cerca di limitare, per ragioni politiche, economiche o gestendo imprese senza quella che oggi chiamiamo responsabilità sociale: “Il lavoro ci dà dignità – ha affermato Papa Francesco – e i responsabili dei popoli, i dirigenti hanno l’obbligo di fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possano lavorare e così avere la fronte alta, guardare in faccia gli altri, con dignità”. Dichiarando pure che “Chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari chiude fabbriche, chiude imprese e toglie il lavoro agli uomini fa un peccato gravissimo”.

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