L’udienza del Santo Padre per i partecipanti all’Assemblea plenaria della pontificia accademia delle scienze è stata una opportunità per riaffermare la realtà del dialogo tra religione e ricerca scientifica, alla base stessa dell’accademia, e per sottolineare come tale dialogo sia particolarmente importante non solo per conoscere, ma anche per difendere il creato, nell’era dei drammatici cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.
“Vi ringrazio per il contributo che offrite – ha dichiarato infatti il Pontefice agli studiosi presenti – e che col passare del tempo rivela sempre meglio il suo valore sia per il progresso della scienza, sia per la causa della cooperazione tra gli esseri umani e, in particolare, per la cura del pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere. Mai come nella nostra epoca è apparsa evidente la missione della scienza al servizio di un nuovo equilibrio ecologico globale”.
Nell’incontro di lunedì 28 novembre 2016 Papa Francesco ha potuto parlare con gli scienziati, e esprimere loro la propria preoccupazione per la difesa del mondo in cui viviamo. Un mondo che non può più essere gestito e sfruttato in modo irresponsabile. Gli scienziati sono i primi a poter aiutare in questo, in una realtà di inevitabile e naturale incontro di interessi e di necessarie collaborazioni tra fede e scienza.
Perché mentre aumentano drammaticamente le emergenze ecologiche, “Al tempo stesso si sta manifestando una rinnovata alleanza tra la comunità scientifica e la comunità cristiana, che vedono convergere i loro diversi approcci alla realtà verso questa finalità condivisa di proteggere la casa comune, minacciata dal collasso ecologico e dal conseguente aumento della povertà e dell’esclusione sociale”.
Tra i partecipanti, il grande cosmologo e astrofisico britannico Stephen Hawking, con cui il Santo Padre ha avuto modo di parlare. Quello con Hawking, membro dell’accademia ma non credente, è stato un incontro simbolo del modo in cui religione e scienze possono dialogare e confrontarsi sulle questioni più importanti: capire chi siamo e da dove veniamo, quale è la realtà del nostro mondo. Comprendere che tale mondo va difeso, e capire come farlo meglio.
Il Pontefice ha sottolineato anche la necessità di difendere il creato, e di vivere in questo mondo in modo responsabile: “Nella modernità – ha affermato – siamo cresciuti pensando di essere i proprietari e i padroni della natura, autorizzati a saccheggiarla senza alcuna considerazione delle sue potenzialità segrete e leggi evolutive, come se si trattasse di un materiale inerte a nostra disposizione, producendo tra l’altro una gravissima perdita di biodiversità. In realtà, non siamo i custodi di un museo e dei suoi capolavori che dobbiamo spolverare ogni mattina, ma i collaboratori della conservazione e dello sviluppo dell’essere e della biodiversità del pianeta, e della vita umana in esso presente”.
Ecco quindi la necessità di una “conversione ecologica capace di sorreggere lo sviluppo sostenibile” una conversione che “comprende in maniera inseparabile sia l’assunzione piena della nostra responsabilità umana nei confronti del creato e delle sue risorse, sia la ricerca della giustizia sociale e il superamento di un sistema iniquo che produce miseria, disuguaglianza ed esclusione”.
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