Il 17 dicembre del 1936 nasceva a Buenos Aires, da una famiglia di origini italiane, Jorge Mario Bergoglio. Divenuto il 13 dicembre del 1969 sacerdote della Compagnia di Gesù, oggi ne è il primo Pontefice della Chiesa Cattolica. Papa Francesco, questo il nome da lui scelto, non è solo il primo papa gesuita, è soprattutto l’artefice di una autentica rivoluzione nel modo in cui il pontificato e la Santa Sede comunicano con i propri fedeli e con il mondo, in cui la fede deve nascere dalla gioia, non solo dall’osservanza dei dogmi e dei comandamenti.
Un pontificato in continuità con il Magistero del Papa Emerito Benedetto XVI, soprattutto per l’idea della naturale complementarietà tra fede e ragione. E nel quale al centro della Chiesa non vi sono solo le Scritture, ma anche le persone, soprattutto i più piccoli. Oggi Papa Francesco, nella terza domenica di Avvento, e ad una settimana dal Natale, festeggia il proprio ottantunesimo compleanno incontrando, in questa mattina appena trascorsa, i bambini assistiti dal Dispensario Pediatrico Santa Marta.
Spiegando a tutti noi che “La gioia dei bambini” e “I bambini gioiosi”, sono un “tesoro”, e che “dobbiamo fare di tutto perché loro continuino a essere gioiosi, perché la gioia è come una terra buona”. E che noi stessi, dobbiamo imparare a vivere con gioia, perché “un’anima gioiosa è come una terra buona che fa crescere bene la vita, con buoni frutti”. Ecco una delle ragioni profonde del Natale: “per questo si fa questa festa – spiega il Santo Padre – si cerca sempre la vicinanza del Natale per radunarci, per fare questa festa per loro” e con le nostre famiglie.
Il Pontefice ci dice come comportarci con tre differenti indicazioni. Prima di tutto “Custodite la gioia dei bambini. Non rattristate i bambini”, afferma Papa Francesco. Perché “quando i bambini vedono che ci sono problemi a casa, che i genitori litigano, soffrono”. Non dobbiamo invece rattristarli, dobbiamo tenere lontani da loro le sofferenze e le difficoltà della quotidianità, perché i bambini “devono crescere sempre con gioia” e perché ciò accada noi stessi dobbiamo essere gioiosi.
Il Santo Padre invita anche a far parlare i bambini, con i nonni, perché, attraverso il confronto tra questi “due estremi della vita”. In questo modo possono crescere bene, “perché i nonni hanno memoria, hanno radici, e saranno i nonni a dare le radici ai bambini”. Un richiamo non solo ai genitori, ma anche agli stessi nonni, quando per comodità, pigrizia o disinteresse, tendono a diradare gli incontri, per limitarli al limite a quei pochi minuti nelle sole ricorrenze, feste familiari e festività.
E ai bambini, ad avere pazienza quando i nonni sono noiosi o poco disponibili. Perché, ammonisce il pontefice, i bambini non devono essere “sradicati, senza memoria di un popolo, senza memoria della fede, senza memoria di tante cose belle che ha fatto la storia, senza memoria dei valori”. Il suggerimento di Papa Francesco riguarda invece più specificamente la fede: “insegnate loro a parlare con Dio”, esorta il Santo Padre, in modo che i bambini “imparino a pregare, a dire quello che sentono nel cuore”.
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